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giovedì 29 marzo 2012

Quello che accada di notte nel nostro book farm.

lunedì 26 marzo 2012

G. Pagliaro, E. Martino Il tao della salute: il modello olistico in Psicologia, UPSEL Domeneghini Editore, Padova 2003, pp. 128, 25 EURO.

Relativamente al Taoismo, quello che ha sempre particolarmente sorpreso, è stato constatare che non si è mai avuto un sistema filosofico di rilievo mondiale fondato su più ristrette basi.

Il Tao Te Ching, in effetti, più tradotto di qualsiasi altro testo ad eccezione della Bibbia, consiste in appena cinquemila parole. Mentre il libro di Chuang Tzu, che pure nella sua forma attuale presenta ben trentatre capitoli, dovrebbe in realtà aver avuto un nucleo originario di soli sette "capitoli interni" ampliati per successive aggiunte e redazioni (cosa ben frequente nella letteratura classica cinese).

Risulta indiscutibile, quindi, l’enorme potere suggestivo che il concetto di Tao ha da sempre esercitato su molti studiosi occidentali delle discipline più diverse. Forse questo è dovuto essenzialmente al fatto che non solo il Tao si presta a raccontarci qualcosa sotto forma di metafora, ma, al di là di un’impossibile traduzione categoriale di un sistema culturale in un altro, esso permette l’avvio di un confronto dialettico, molto più difficile da focalizzare e realizzarsi in assenza di "un secondo termine di paragone".

In sintonia con lo spirito anti-convenzionale del taoismo classico di Lao Tzu e Chuang Tzu, proteso alla messa alla berlina di dogmi, rituali senza senso e pratiche di magia, gli Autori occidentali che hanno utilizzato il Tao come metafora, hanno sempre cercato di indicarci la "via" della filosofia dell’arte del vivere e delle interconnessioni, muovendosi all’interno di un campo di interesse costituito dalla Natura nel suo insieme e il posto che in essa occupa l’uomo.

Anche nel libro di G.Pagliaro e di E. Martino questa intenzionalità è ben presente, con qualche particolare in più, che si esprime nel tentativo (molto impegnativo), di utilizzare la metafora del Tao per arricchire una riflessione molto attuale che coinvolge la psicoterapia e la psicologia e che introduce la concezione olistica e il suo modo di intendere il rapporto salute-malattia e il rapporto mente-corpo.

La concezione olistica considera il mondo in termini di relazioni, di interazioni, di interscambio energetico e di totalità. I singoli sistemi vengono rappresentati come totalità integrate, le cui proprietà non possono essere ridotte a quelle di unità minori.

Secondo questo approccio quindi, la salute risulta essere un fenomeno multidimensionale, che implica aspetti fisici, o più propriamente biologici, psicologici e sociali interdipendenti. Il concetto di salute non si identifica, tout court, con l’assenza di malattia: esistono differenti livelli di benessere e spesso la salute include anche la malattia. Infatti, la malattia non è aprioristicamente un male, ma una situazione transitoria che può favorire il benessere stesso.

Il rapporto tra salute e malattia può essere quindi rappresentato come equilibrio dinamico, che rivaluta la tendenza naturale dell’organismo a passare da stati di equilibrio a stati di equilibrio: ciò in corrispondenza con le diverse fasi e con i cambiamenti della vita.

Se consideriamo la salute come stato di benessere condizionato da processi interagenti, il campo di ricerca si allarga dalle discipline dell’area medica a tutte le scienze implicate nello studio della vita.

In Occidente, l’idea che la salute sia strettamente connessa con il benessere emotivo e cognitivo è stata eclissata dal dualismo cartesiano, che ha favorito una contrapposizione netta tra mente e corpo, relegandone lo studio a discipline differenti e decretando la supremazia di Panacea (terapia, ovvero cura dei mali) su Igea (prevenzione, o conservazione del benessere).

Malgrado questo paradigma dominante, da diversi settori del sapere scientifico viene rivalutata l’interrelazione tra mente e benessere fisico, quindi tra emozioni e salute e soprattutto negli ultimi decenni, sono nate differenti discipline olistiche coerenti con il modello occidentale di salute e malattia.

Il contributo di Pagliaro e Martino, è una voce in più, sicuramente da ascoltare sia da chi fa scienza sia da chi lavora in clinica per la soluzione dei problemi della sanità nella società contemporanea.

Il libro, infatti, offre diversi spunti di riflessioni richiamando inizialmente la rappresentazione che il modello occidentale propone della salute e il percorso evolutivo su cui questo modello si è costruito.

Affronta il confronto con i modelli olistici nati all’interno di culture diverse, trattando del concetto di guarigione e del ruolo del guaritore.

Descrive le possibilità applicative della visione olistica articolandola su interventi che spaziano dalla psicosomatica, alla psico-oncologia per soffermarsi alla psiconeuroedocrinologia, dove vi viene studiata l’interdipendenza del sistema neuroimmunitario con i fattori psicologici e sociali sull’insorgenza e sul decorso degli stati patologici dell’organismo.

Viene altresì riposta particolare attenzione all’influenza dei sentimenti e delle emozioni sulla salute, contrapponendo alla metafora bellica del sistema immunitario che lo vuole perfetto apparato di difesa dell’organismo, una configurazione che al contrario vede l’eccezionale capacità di adattamento del sistema immunitario legata proprio alla sua imperfezione: il raggiungimento di un obiettivo attraverso l’assenza di obiettivi. Cioè, per assicurare un’ampia gamma di reazioni, questo apparato non parte già dotato di cellule specifiche, ma elabora la propria reattività nel confronto con l’agente invasore.

Le pratiche meditative, orientate alla conservazione del benessere, prescritte dalle tradizioni orientali, vengono reinterpretate dagli Autori alla luce dei criteri di scientificità occidentali, mostrando una forte capacità di implementare le risorse disponibili e praticate dalla nostra tradizione medica.

giovedì 15 marzo 2012

Barattolibri - libri usati

Note per un libretto delle assenze: livraisons (librazioni)

di Francesco Forlani



Molti sono i casi più o meno legittimi di esproprio, ma in uno solo si realizza l’esperienza che diremo del furto reciproco e consapevole e che solitamente accade alla fine di una lunga storia d’amore. Perché nelle storie delle separazioni fioccano racconti come micosi, di pezzi, forchette e coltelli, sottratti alle argenterie comuni, delle librerie, mobili scomposti, smodulati, leggendo a ritroso il libretto delle istruzioni, dal secondo Vangelo Ikea e ricostituiti altrove monchi di una cassettiera o di un piano di lavoro. Eppure lo sai che il vero furto, compiuto in modo consapevole riguarda i libri di chi si è amato, e sempre si amerà, al momento in cui si preparano gli scatoloni – in genere alla letteratura si riservano quelli recuperati al supermercato sotto casa, dei pelati e della frutta e verdura – e non si sa bene come, pur non ignorandone il perché, ci si appropria indebitamente dei libri che non sono i tuoi, ma i suoi. In genere non è il titolo a fare gola quanto la collanina, la matrice grafica della casa editrice e sicuramente un posto di primo piano lo occupano le adelphiane e a seguire le bianche einaudi. Così quando l’antico amato ti invita nel suo nuovo appartamento la prima cosa che ti viene di osservare non è la presenza sul comodino di una nuova fotografia, “la faccia sovrapposta a quella di chissà chi altro, oh oh” ma se tra i suoi libri dovesse spiccare un titolo che ti appartiene magari con dedica a sancirne la proprietà.

Si rubano, da veri lettori forti, non tanto i libri che non si sono letti quanto quelli amati condivisi, scoperta avvenuta durante il magnifico momento della messa in comune delle librerie. Quando si rivelano i doppioni – i libri come gli amori non sono mai atti unici – con un certo orgoglio da lecteurs avertis,, così Bachmann, Bachtin, Broch, – lei li sistemava in ordine alfabetico tu per casa editrice – ed ecco allora che si ruba, si prende inavvertitamente la migliore edizione delle due, lasciando l’ édition de poche o taroccata, all’altro. Talvolta invece vince la curiosità, il piano di lettura di opere che da anni aspettavano di essere lette, esattamente come il corpo così a lungo desiderato e non conquistato come si sarebbe voluto, e bisogna fare attenzione a che l’altro non abbia in mente la stessa playlist e quindi si ravveda più facilmente dell’ammanco.

Ma i veri libri rubati sono quelli che ti porti dentro senza nemmeno sentire la necessità di possederne l’involucro, la carta. Sono fatti di personaggi e frasi che ormai ti abitano e che se pure ti sfiorasse l’idea di restituirli, non puoi, perché dovresti raschiare a fondo, strapparteli dalle corde vocali, dall’anima. Come se fosse possibile restituire carezze e baci della prima notte trascorsa insieme, magari all’addiaccio! Sono quei libri che fanno dei tuoi occhi lo sguardo di un ladro e vi osservate a lungo, voi amanti precari, nel corridoio che vi divide dai destini diversi, dalle camere separate, accennando ad un breve sorriso, come di colui che è stato colto con le mani nel sacco, anzi negli scatoloni e quasi ti sussurra: C’est la vie… E già,la vita, sempre quella.

martedì 13 marzo 2012

Un interessante articolo sullo Sciamano

Riflessioni sul Sacro
di Tiziana Ciavardini indice articoli

Lo sciamano che è in noi Marzo 2012

Lo sciamanismo o sciamanesimo è il metodo più antico di utilizzare uno stato alterato di coscienza per ottenere la guarigione e trovare soluzione ai problemi, potremmo definirlo quale diretta via di accesso tra l’uomo e il sacro. Il culto dello sciamanismo sopravvive ancora oggi in alcune parti dell'America, dell'Africa, del Nord Europa, della Siberia e del sud est asiatico che sono state meno influenzate dalla civiltà moderna. Lo sciamano è la figura centrale del culto, l’origine della parola deriva dallo tsunguso di origine manciù e significa “colui che sa”. Questa figura si confonde col mago, lo stregone o il medicine-man. Pur essendo un guaritore ha tuttavia una funzione particolare nella società in cui vive: dotato di facoltà extrasensoriali e taumaturgiche, è una sorta di profeta-sacerdote, capace di entrare in contatto con l’aldilà, con gli antenati e con gli spiriti della natura. Egli è essenzialmente una persona (uomo o donna) che padroneggia la tecnica dell'estasi. Lo sciamano è l'unico in grado di recarsi nell'aldilà, cioè nel mondo degli spiriti, per combatterli e ottenere dei benefici per i singoli o per la comunità. Le tecniche per far questo sono essenzialmente il sonno estatico e la trasformazione in animale del proprio spirito. Negli ultimi anni la parola sciamano é stata utilizzata in contesti molto disparati, facendo confondere il significato di questa parola con quello di "stregone". In realtà l'iconografia dello stregone ha causato secoli di confusione, suggerendo all'osservatore occidentale una visione distorta di una figura determinante all'interno della struttura sociale delle comunità indigene. La parola "stregone" richiama alla mente un'immagine a volte grottesca, che possiede ben poche connessioni con la realtà dei fatti. Ciò è dovuto all'abitudine tipica dell'uomo occidentale di collegare ogni realtà a lui insolita con un mondo fantastico, privo di concreti legami con la storia. L'idea occidentale di "stregone" corrisponde solo in parte dunque alla figura più concreta dello sciamano: un personaggio carismatico e importantissimo, intorno al quale si sviluppa l'universo magico e spirituale di intere comunità. Lo sciamano é una figura molto complessa si distingue dal resto della comunità per l’intensità dell’esperienza religiosa che culmina nell’estasi; questo fa sì che lo sciamano possa essere collocato nella categoria dei mistici anziché nell’ambito di ciò che, abitualmente, si designa come "religione". Gli sciamani hanno anche il compito di preservare la memoria dei loro popoli e di tramandarli attraverso canzoni, racconti, rappresentazioni drammatiche rituali. Sono il canale di comunicazione fra i membri della comunità e gli dei, i morti, gli spiriti e il resto del mondo appartenente alla mitologia. Allo sciamano sono anche attribuiti poteri magici e è considerato capace di controllare le forze della natura, di fermare le tempeste di neve o l'attacco di pericolosi animali selvaggi. In particolare lo sciamano attraverso stati alterati di coscienza, è in grado di “viaggiare” accedendo a “realtà non ordinarie” e di entrare in contatto con gli spiriti. Gli sciamani non viaggiano da soli, ma sono in genere accompagnati da un certo numero di "spiriti aiutanti". Durante il viaggio lo sciamano o cade in catalessi e appare svenuto o, al contrario racconta al pubblico presente le sue visioni e le mille insidie della sua avventura nel mondo degli spiriti. Alcuni elementi particolari quali: determinati indumenti, l’uso d’amuleti che rappresentano parti del corpo degli animali, i sonagli metallici e il tamburo vengono utilizzati durante la sua performance. Per provocare lo stato di trance lo sciamano canta, danza, declama invocazioni e suona il tamburo emettendo una musica fortemente ritmata che facilita il raggiungimento della trance stessa, finché la sua anima non si distacca dal corpo. Una delle caratteristiche più interessanti dello sciamano é proprio il suo rapporto con la musica. Il tamburo dello sciamano é considerato sacro, é dipinto con molti simboli magici e cosmologici. Le fasi caratteristiche del "viaggio" sono oltre alla trance, la metamorfosi, in cui lo sciamano si trasforma (durante il viaggio, quindi in sogno) nell'animale che lo protegge e da cui deriva il proprio potere; il combattimento che compie durante il viaggio contro gli spiriti ed altri sciamani e infine il ritorno cioè lo sciamano "rientra" dal "viaggio" con la soluzione al problema. Lo sciamano ha il divieto di ricevere compensi in denaro (pena la perdita del potere sciamanico). Egli è un "eletto" in quanto, uscendo dall’ordinarietà della vita, ha libero accesso a zone del sacro impenetrabili e, proprio per questo, esprime, attraverso l’esperienza estatica, un’ideologia che non sempre è in sintonia con la religione "ufficiale". Il reclutamento degli eletti può avvenire attraverso più canali: trasmissione ereditaria, chiamata, designazione da parte del clan, decisione personale, ecc. La "chiamata" avviene nel sogno, attraverso una rivelazione, nell’esperienza estatica, in una qualunque condizione che può definirsi estrema o nel corso di una grave malattia che, se accolta, segnala una vera e propria iniziazione. Lo sciamanismo o sciamanesimo sta attualmente vivendo una rinascita nel mondo contemporaneo, infatti nella ricerca delle radici perdute, di nuove vie alla guarigione e di un senso più profondo della vita, sempre più persone si rivolgono all'antica conoscenza degli sciamani. Molti trovano nel legame primordiale con la natura e nella tradizionale visione dello sciamano una via d'uscita alla corsa insensata al successo e alla ricchezza, e soprattutto all'isolamento creato da una società materialistica e tecnologica; coloro che praticano oggigiorno queste tradizioni contribuiscono a mantenerle vive nel mondo moderno. Recentemente accanto alla persistenza dello sciamanesimo tradizionale, si assiste in Occidente allo sviluppo di un nuovo fenomeno chiamato il "neosciamanesimo" ad opera di antropologi americani che si propongono di sradicare i sistemi iniziatici e le tecniche di guarigione dei popoli indigeni per trasporle nella realtà urbanizzata delle metropoli: una sorta di imitazione del sistema di apprendimento sciamanico all'interno dello stile di vita moderno. L’antropologo americano Michael Harner tra i maggiori studiosi della materia, con le sue ricerche e il suo insegnamento ha reso nuovamente attuale questo antico sistema di pratiche ed ha riproposto la pratica del viaggio sciamanico in Occidente, rendendolo accessibile alla mentalità e alle esigenze dell'uomo contemporaneo. Anche il movimento ‘New Age’ ha tentato una globalizzazione e una commercializzazione indiscriminata della cultura sciamanica. In realtà la New Age è un fiorente mercato diffuso negli Stati Uniti e in buona parte in Nord Europa, con case editrici specializzate, riviste proprie, centri residenziali e in alcuni casi veri e propri insediamenti comunitari, la cui caratteristica fondamentale è quella di offrire delle proposte per un uso particolare del tempo libero, connesso in qualche maniera con il benessere fisico e l’evoluzione spirituale dei fruitori. Lo sciamanesimo sta tornando in vita anche attraverso l’utilizzo della medicina dolce, adoperando le potenzialità delle erbe al posto delle medicine chimiche, permettendo così alle persone di tornare alla natura. Malgrado queste nuove forme di sciamanismo si siano adattate ai bisogni esistenziali dell’uomo non bisogna dimenticare che la funzione primaria dello sciamanismo è la ricerca di un contatto tra l'uomo e il mondo invisibile. Dentro di noi ci sono paesaggi di una ricchezza insospettabile, ma non ne siamo consapevoli, oppure, anche se lo sappiamo, ne abbiamo timore, abbiamo paura di scoprire quello che tale esplorazione potrebbe rivelarci. Paradossalmente ci sentiamo molto più sicuri a visitare i luoghi più impervi della terra, piuttosto che la nostra interiorità ed è per questo che spesso, ci rinunciamo. Dobbiamo aver coraggio, avventurarci in noi stessi e scoprire lo sciamano che è in noi perché è nel nostro mondo interiore che risiede la nostra vera natura e con essa la nostra possibilità di essere felici. Se non andremo a conoscerlo, vivremo solo a metà.

Tiziana Ciavardini