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giovedì 28 luglio 2011

Drammaturgia dell'Anima e dell'Esperienza - Contenuti Statici - Il Metodo | Teatrotranspersonale.it

Drammaturgia dell'Anima e dell'Esperienza - Contenuti Statici - Il Metodo Teatrotranspersonale.it

giovedì 21 luglio 2011

Agricoltura Celeste

Uno dei tanti nomi dell'Alchimia è quello di Agricoltura Celeste, poichè essa mostra, con le sue leggi e le sue condizioni, un rapporto strettissimo con l'agricoltura terrestre, e del resto è sul piano agricolo che tanti autori hanno posto i loro termini: rugiada di maggio, vigna dei filosofi, giardino delle Esperidi, albero della scienza.. per non parlare del fatto che l'alchimista stesso è, prima di tutto, un aratore.
Sempre su questo piano diversi autori hanno creato i loro pseudonimi, Agricola od Hortolanus tanto per citarne due fra i più conosciuti.
 
Ma, sopra ogni altra cosa, l'Alchimia è conosciuta come la "Via della Natura", e il fondamento base è proprio quello di seguire la Natura. L'alchimista, del resto, fin dai primi passi impara che il più grande dei laboratori è il mondo che lo circonda, il pianeta in cui vive, il giardino di casa sua, e che la prima alchimista è la Natura stessa. Le trasmutazioni che avvengono nelle viscere della terra, lo sbocciare dei fiori, le corti amorose degli animali in primavera...

Ma torniamo a noi. Gli antichi osservarono che tutto ciò che esiste ha un seme, e che pertanto anche i minerali e i metalli dovevano averne uno, e che tale seme, posto nella sua propria terra, cresce e si moltiplica in maniera esponenziale rispetto alle dimensioni che aveva in origine. Niente in questo mondo è statico, tutto cresce o decresce, evolve od involve. Se la Natura dunque produce oro, perchè non avrebbero potuto farlo anche loro?
Pertanto, secondo queste intenzioni, tutta l'Alchimia si riduce a trovare lo sperma, o zolfo metallico, ed a seminarlo in una terra appropriata, o mercurio, ed a somministrargli il grado di calore richiesto come fa il sole durante le quattro stagioni dell'anno. Mercurio che, in pronuncia francese, equivale a" mère cœur", ossia cuore di madre. Non è forse quella Madre Terra da cui noi proveniamo, quella terra vergine e sempre feconda?
Il vero perno dell'Arte, come lo chiama Filalete, consiste nel saper estrarre dal metallo questo primo sperma, o seme invisibile, o sale centrale come lo chiama il Cosmopolita, oro puro o scintilla divina che la fiamma non può vincere.
Ma, qualsiasi seme capace di crescere e di portar frutti, richiede un terreno adatto, ed anche l'alchimista ha bisogno di un terreno adatto per il seme che ha appena ottenuto. Guardando da vicino il lavoro di un contadino, ci accorgeremo di come questo lavoro gli richiederà molto più tempo e fatica del primo. Se la semina si compie prontamente e senza sforzo, la preparazione del terreno richiede  al contrario una grossa mole di sforzi e sacrifici. Il contadino ara per buona parte della primavera, la terra va "aperta", smossa ed aerata di frequente, col sudore della fronte, migliorando l'humus con l'aggiunta dei giusti composti organici, letame, etc.. Tutto il segreto sta solo nel terreno, perchè poi la Natura porterà a termine il resto quasi da sola, e le differenze fra due terreni vicini staranno solo in chi avrà curato meglio il terreno. Il contadino ara dunque fino alla perfetta preparazione del terreno, finchè questo "vaso di Natura" non sarà pronto a ricevere il suo prezioso seme.

Se la condizione iniziale è la palude, come abbiamo già avuto modo di parlarne in forum, l'Opera al Nero è il mettere le mani nella nera terra, lavorarla con il sudore della
 
fronte, sporcarsi il corpo e i vestiti. Lavorare la terra per ottenere un piccolo e delimitato campo coltivato, che non sarà immune dalla palude fino alla fine della Grande Opera, ma che comunque, fatto il grosso del lavoro, sarà più agevole da curare e tener pulito, togliendo di volta in volta le erbacce che tenteranno di invadere il campo..
Ottenuto il campo, l'alchimista ha fatto la maggior parte del lavoro e può lasciare la natura operare le sue meraviglie. Non per niente l'ultima fase dei lavori, o cottura, viene definita lavoro di donne o gioco di bambini, per sottolineare come, superate le fatiche iniziali, la Natura faccia il suo corso con l'alchimista che si limita a vegliare pazientemente il processo, sempre pronto a intervenire in caso di bisogno. Anche qui, le corrispondenze con l'agricoltura terrestre sono pressochè identiche: dopo gli sforzi primaverili, il contadino si riposa all'ombra del solleone e lascia che la Natura faccia il suo corso per offrirgli, al finire dell'estate e all'inizio dell'autunno, i suoi preziosi frutti.
La Natura crea, l'alchimista la aiuta dove l'accidente si frappone o dove i tempi naturali sarebbero troppo lunghi per una normale esistenza umana.

E' sempre preferibile procedere dal noto verso l'ignoto che viceversa, e per capire l'Agricoltura Celeste è utile partire da quella terrestre, osservarne i principi e le leggi, sfruttarne quante più analogie possibili. Dove si trova ad esempio il seme, nei frutti, se non nascosto all'interno? E non è forse vero che, dal punto di vista umano, dopo aver mangiato la polpa del frutto, tale seme viene solitamente rigettato come scarto?

Tratto da Ermopoli

mercoledì 20 luglio 2011

Agricoltura Celeste

Agricoltura Celeste
“L’alchimia non va considerata una chimica grossolana del passato, ma una teoria ed una pratica millenaria tendente alla trasformazione dell’uomo con metodi che rispettano le leggi di natura, con pratiche analoghe a quelle utilizzate per la lavorazione dei campi o dei metalli. L’alchimia è un’arte ed una scienza per l’espansione della mente, vista come l’insieme di tre centri sottili: quello energetico del corpo; quello emozionale; quello psichico. Se la mente si espande fino ad entrare in sinergia con il campo mentale universale, fino ad integrarsi con l’Assoluto, può realizzarsi l’ipotesi di lavoro dell’alchimista: la sopravvivenza dopo la morte.”

sabato 16 luglio 2011

ALCHIMIA TAOISTA

“Ciò che sembrava difficile divenne facile, poiché tutto entrò nel Wu Wei” H. Borel Riassunto: L’alchimia orientale e quella occidentale hanno incentrato la loro attenzione su cose diverse, anche se entrambe s sono concentrate sulla trasformazione dei materiali terreni
al fine di farne espressioni divine. Mentre l’Occidente si preoccupò soprattutto della
trasmutazione dell’oro, in Oriente gli alchimisti ambirono lo sviluppo di elisir e tecniche in
grado di consegnarli all’immortalità, intesa come armonia, gioia e conoscenza. In questo
articolo si forniscono spunti di tipo storico e pratico con intenti di tipo solo generale.Parole chiave:alchimia, taoismo, longevità. Le origini del Taoismo si perdono nella notte dei tempi. Per questo motivo la sua nascita non può essere identificata con esattezza poichè precede ciò che comunemente si identifica con il termine "storia" (1). Gli stessi contenuti di due antichi classici del Taoismo come il "Dao De Jing" o lo "Zhuang-Zi" esprimono infatti, seppur in modo ermetico, teorie e pratiche esoteriche che erano da tempo immemore conosciute prima della loro stesura (1-5). Del Taoismo si può affermare che esso costituisce sintesi impareggiabile di filosofia, scienza medica ma, soprattutto, di disciplina e di crescita spirituale. Crescita spirituale che il Taoismo persegue attraverso il ripristino dell'armonia tra "l'uomo vero" e ciò che lo circonda. Una crescita interiore realizzata in modo privilegiato attraverso la coltivazione del corpo e dell'energia che lo permea, ilQi . A tale scopo il Taoismo sviluppò moltissime tecniche psico-fisiche, di meditazione e di movimento corporeo, le più conosciute delle quali sono forse attualmente ilQ i Gong e il Taijiquan.Tali pratiche, che purtroppo sono sovente oggigiorno interpretate ed insegnate, erroneamente, come forme dolci di ginnastica, avevano lo scopo di promuovere la circolazione interna dell'energia vitale, per costruire su di essa, le basi degli obiettivi propri dei ricercatori taoisti: la longevità fisica e l'immortalità spirituale. La grande segretezza che ammantava tali pratiche, il significato oscuro che caratterizzava i testi taoisti, volutamente ermetici, la trasmissione limitata a pochi, a volte ad un solo discepolo, che i maestri facevano delle loro pratiche, ha reso assai difficile nel corso dei secoli l'accesso a questa antica conoscenza di sviluppo interiore. L'ammissione alla reale e completa conoscenza di queste arti risulta ancor più difficoltosa per un occidentale, vista la naturale ritrosia dei cinesi a trasmettere tali tecniche agli stranieri. Ecco perché esse sono giunte fino a noi monche e prive, molto spesso, delle loro caratteristiche essenziali di pratiche volte a promuovere l'incremento e la circolazione dell'energia interna. Ed ecco perché vengono quasi sempre divulgate, inoccidente, senza coscienza da parte degli stessi insegnanti, degli elementi senza i quali queste pratiche perdono significato e scopo. Per tali ragioni, diviene particolarmente importante poter recuperare lo spirito originario del taoismo ed accostarsi alle sue arti nel rispetto di questa antica tradizione (5). Va qui precisato che il taoismo ha ereditato i suoi fondamenti teorici dalla cosmogonia della cosiddetta Scuola dello Yin e dello Yang, scuola di tipo naturalistico che si sviluppò nel periodo Han ( (206 a.C.-220 d.C.) e, originariamente connessa alla musica, alla astronomia e alle arti divinatorie, influenzò non solo le dottrine speculative, ma anche la medicina cinese (6-7). Il soffio (Qi1) va considerato come un principio unitario, immanente al mondo e permanente al di là dell’intrecciarsi e dello svanire delle cose concrete, il che può essere enunciato anche rilevando che la sua unica realtà costante coincide con il suo continuo ed alchemico passaggio da uno stato all’altro (8-10). Il soffio si conpone di elementi leggeri (Yang2) che hanno dato luogo al Cielo e Pesanti (Yin 3) che invece si sono solidificati ed hanno generato la terra (5). Ai due principi corrispondono una serie di opposizioni: il primo è il Sì, lo Stesso, il principio di identità e di continuità, come il secondo è il No, l’Alterità, la discontinuità in gradi di arrestare l’espansione del movimento (1,10). Per evitare ogni malinteso occore qui porre subito in evidenza che i due principi sono opposti ma complementari, intimamente interattivi, per cui non può esistere l’uno senza l’altro. Le continue oscillazioni delQ i sono scandite da un ritmo alternante fra lo Yin e lo Yang, danno luogo, all’incessante divenire del creato (5,8-10). Il simbolo delTa i q i4 illustra perfettamente l’idea dell’alternanza ritmica ed ha una forza concettuale che travalica i confini dell’orizzonte culturale cinese, tanto che il fisico Niels Bhor, il quale notò sorprendenti analogie fra questa teoria degli identici contrari e la propria interpretazione della meccanica quantistica, lo adottò come suo stessa una volta nominato baronetto (11-13). Fedeli alla legge dello Yin e dello Yang, i Taoisti non poterono sviluppare una scienza alchemica unitaria5, bensì due aspetti complementari di una medesima scienza: l’Alchimia “Esterna” (Wai Dan) e l’Alchimia “Interna” (Nei Dan). In altri termini, mente l’Alchimia Esterna si specializza nella trasformazione dei metalli, il lavoro su se se tessi (Alchimia Interna) diviene la disciplina interiore per la ricerca della consapevolezza e della longevità (1-3). Alchimia Interna ed Esterna, si fondono così intimamente da essere interpretate attraverso i termini di un unico vocabolario misterioso; misterioso poiché si rivolge all’uomo, un profondo mistero anche per se stesso. Un processo esterno ma rivolto verso l’interno, un lavoro esteriore all’uomo che permette e facilita l’osservazione, in modo da scoprire le corrispondenze e le correlazioni con se stesso. L’elaborazione dei materiali contiene dunque tutti i passaggi di un lavoro da compiere su di se (14). Le idee di partenza sono ancora una volta riprese dagli scritti della Scuola dello Yin e dello Yang che analizzavano, in termini di plasticità e permeabilità, la materia. In base a queste antiche teorie si affermava che l’elemento Legno (Mu6) definisce la quantità di materia che condiziona la superficie piana, o curva di un oggetto, il Metallo (Jin7) era preso come la qualità che permette alla materia di trasformarsi, l’Acqua (Shui8) come resistenza alla trasformazione, il Fuoco (Huo9) come Secondo alcuni storici, l'alchimia greco-alessandrina deriverebbe da quella taoista, la Terra (Tu10) come equilibrio fra tutti questi caratteri. Ora diviene possibile accostare, per estensione, il termine cineseD a n11 (Dan Tien) che significa Alchimia (dall’arabo Al Kimia, in latino Solve Coagula, in greco Spagiria), al termine cinabro, il solfuro di mercurio, il materiale che è alla base dell’alchimia taoista12. Alcune sostanze alchemiche preparate dai taoisti sono basate certamente sui criteri della teoria dei Cinque Elementi, altre su gli Otto Trigrammi13 o sui 64 Esagrammi del’Yi Jing14, ecc.; più l’analisi è complicata, più la fabbricazione dei materiali sarà complessa. Volendo illustrarne il principio in base alla teoria del 10 11 Raffigurazione dei tre Dan Tien del periodo Song. 12 L’interesse per il cinabro (solfuro di mercurio) deriva dal fatto che gli alchimisti cinesi avevano notato la possibilità di produrre argento dal piombo mediante il mercurio e, peranto, questo materiale è considerato il più potente attivatore Yang. 13 Trigram m a Nom e Qualità I m m agine Fam iglia Anim ale Livello Energetico Ch'ien Il Creativo Forte Cielo Padre Cavallo Du Mai Tui Il Sereno Allegro Lago III Figlia Pecora Tai Yang Chên L'Eccitante Mobile Tuono I Figlio Drago Shao Yang Li L'Aderente Luminoso Fuoco II Figlia Fagiano Yang Ming Kên L'Arresto Quieto Monte III Figlio Cane Tai Yin Sun Il Mite Penetrante Vento, Legno I Figlia Gallo Jue Yin K'an L'Abissale Pericoloso Acqua II Figlio Maiale Shao Yin K'un Il Ricettivo Devoto Terra Madre Vacca Ren Mai potremmo assimilare il piombo, materiale pesante, scuro, passivo, alla Terra, la soda all’Uomo, al catalizzatore, ciò che permette la fusione e la silice al Cielo, sottile, luminoso, attivo. Si può continuare in questa similitudine associando la Terra al corpo dell’uomo, il Cielo all’intelletto e l’Uomo alla parte emozionale di quest’ultimo. Gli alchimisti affermano che la natura ci ha messo a disposizione tutte le potenzialità necessarie per divenire pienamente noi stessi, ma che ciò non sia sufficiente a completare l’opera. L’uomo non può divenire cosciente automaticamente; l’automatismo non è altro che l’antitesi della coscienza. Il processo alchemico interno, la preparazione dei materiali, consiste nel “raffinare” il corpo, le emozioni e l’intelletto. Il famoso “fuoco segreto” degli alchimisti non è altro che il lavoro su di se, una serie d’operazioni che consistono nel far funzionare sinergicamente il corpo, le emozioni e l’intelletto, in modo che l’azione di un solo elemento sia in perfetta sintonia con quelle degli altri due. Così come elementi fisici sono riuniti in fusione all’interno del crogiolo, questi tenderanno a dividersi secondo la loro densità; sarà dunque necessario mescolarli molto bene affinché si possa ottenere un prodotto ben omogeneo. Il prodotto alchemico così ottenuto nell’Alchimia “Esterna” diventerà allora, simbolicamente, una rappresentazione esteriore “dell’Uomo Nuovo” che può nascere “dall’Uomo Non Finito” (Xiao Jen). Come un cristallo alchemico ottenuto dalla fusione del piombo (Terra), della silice (Cielo) con il contributo catalizzante della soda (Uomo), diviene un vero talismano, non per le sue proprietà intrinseche meravigliose, ma per il lavoro fin qui fatto e sul lavoro che ancora rimane da fare per divenire un cristallo chiaro e luminoso. Ora saranno più chiare le corrispondenze tra i termini alchemici del tipo Tigre e Drago = Essenza (Jing16) e Personalità, Piombo17 e Mercurio18 = Corpo (Ti) e Spirito (Shen19), Arsenico = Odio, Argento20 (Metallo) = Vanteria. Così per esempio la parola “Immortalità”, termine alchemico, potrà essere tradotto in “Saggezza”. Ingerire, integrare, fare propria, una pillola di immortalità, è dunque impregnarsi intimamente dell’insieme dei principi e delle regole - degli ingredienti - che portano ad avvicinarsi alla Saggezza. L’immortale è colui che non è morto e che non può morire, che non può essere soggetto dall’azione del tempo, ossia ai cambiamenti che il tempo provoca, alle mode, alle manifestazioni effimere21. Si può 15 16 17 La più antica metallurgia è certamente quella del piombo. Il più comune tra i suoi minerali, la galena (solfuro di piombo) si fonde così facilmente che basta ad ottenere il metallo un fuoco di legna secca o di carbone di legna all'aperto, con temperature inferiori a 800°C . I documenti più antichi su questo procedimento risalgono al 6500 a.C. a Çatal Huyuk in Asia Minore. Altri reperti in Iraq, Iran e in Egitto suggeriscono tutti per la fusione del piombo una notevole diffusione e un inizio nel VII millennio a.C. 18 Il solfuro rosso di mercurio era considerato dai cinesi l’elemento centrale della “Pillola dell’Immortalità”. Ora va detto che le notizie su miniere preistoriche sono scarse perché per lo più cancellate dall'attività mineraria successiva: appare comunque certo che l'estrazione dei minerali era regolarmente praticata sin dal Paleolitico superiore, cioè almeno 10.000 anni fa, quindi molto tempo prima della cosiddetta età dei metalli. Un esempio sono le testimonianze di estrazione del cinabro (solfuro di mercurio) a Vinča, nei pressi dell'attuale Belgrado. 19 20 In realtà è probabile che più del piombo, interessasse l'argento spesso presente sia nella galena, sia in vari minerali complessi di piombo-antimonio-argento. Numerosi manufatti di argento del IV millennio si sono trovati a Biblo, nel Libano, in Palestina, a Ur e Warka in Mesopotamia, a Beycesultan, Alikar Hűyűk e Korukustan in Asia Minore. Il processo per ottenere l'argento passava per la diffusione dei minerali di piombo: i due metalli si liquefano insieme, mentre altri elementi presenti nel minerale, come ferro, manganese, silicio, calcio e alluminio, passano principalmente nelle scorie. L'argento deve essere poi separato dal piombo e questo avviene per mezzo del procedimento noto come “coppelazione”. La lega di piombo e argento viene fusa in un crogiolo e mantenuta ad una temperatura abbastanza elevata, mentre su di essa viene soffiata aria. L 'aria ossida il piombo, trasformandolo in litargirio (monossido di piombo). Le impurità come rame, stagno, antimonio arsenico e bismuto, vengono anch'esse in gran parte ossidate; non l'argento, che per lo più contiene anche una traccia d'oro.
 

L' Oro Filosofale

Realtà, Verità e Bellezza sono considerati i tre elementi "chemici" con cui realizzare l'Oro filosofale, punto di arrivo di una ricerca artistica e filosofica che ha origini antichissime.

L'Oro filosofale è la miniera creativa che l'artista scopre dentro di al termine di un triplice percorso di elaborazione della Pietra grezza (l'energia sessuale) in Elixir (desiderio di conoscenza) che si compie in tre Atti: purificazione/sublimazione (nigredo), trasmutazione/elaborazione creativa (rubedo), trasformazione/ esperienza cognitiva (albedo).

La Dottrina alchemica  prescrive la Medicina (arsenico), il Sale (nitrato di ferro) e infine l 'Antimonio (il reagente opposto) al fine di ridurre l'egemonia razionalizzatrice di Saturno e far prevalere la logica intuituitiva di Hermes. Il tempo necessario per apprendere la Dottrina è il Terzo Atto, chiamato Iosis (ingiallimento) della Materia cerebrale. Ciò significa che molti individui  giungono ad esprimere la loro creatività naturale, ma pochi sono poi capaci di trasformare le loro opere in una autentica esperienza cognitiva. 
Di solito gli artisti del Rinascimento impiegavano nove anni per comprendere i segreti dell'arte. Il Maestro di bottega, dopo aver sottoposto l'allievo a prove di abilità tecnica e di resistenza mentale, iniziava  a trasmettere il significato simbolico di ogni immagine. Comprendere l'immagine elaborata dalla mente, propria o altrui, significa  stimolare il desiderio di andare oltre i limiti della ragione speculativa. In fondo la tecnica psicoanalitica contemporanea rielabora un percorso di conoscenza di sè già codificato dagli alchimisti che  "ripescavano" dal subconscio  o dall'inconscio onirico le immagini chiave in grado di rappresentare  i passaggi inizitici della trasformazione della libido sessuale  in "libido creativa" (Elixir rubeum) e "libido spirituale" di conoscere Dio (Elixir Album).   

In un certo senso la "libido creativa" corrisponde alla capacità di Re Mida di trasmutare tutto ciò che tocca, pensa e immagina in Oro, sintesi di "Realtà, Verità e Bellezza".
La trasmutazione degli elementi concreti, materiali e mentali, in plusvalore è suscitato dal "desiderio di conoscere" la Materia psichica (la Pietra rossa) e la sua possibile trasformazione creativa  in Materia mentale (la Pietra gialla) e spirituale (la Pietra filosofale)

Per l'Arte Alchemica orientale la trasmutazione dei fattori mentali inferiori (tamas/prigrizia, indolenza, apatia) in desiderio di conoscenza (rajas/attenzione, concentrazione, focalizzazione) e illuminazione della "Mente d'oro" (Sattva/intuizione, proiezione e immaginazione creativa) avviene compiendo un "percorso artistico" che non ha niente a che fare con le prescrizioni religiose della "rinuncia, dell'abbandono o della compassione" elaborate dalla Dottrina "alchemica" cattolica.

Il programma pedagogico dell'Arte Alchemica si sviluppa in tre fasi:
1. Espansione delle qualità della percezione (Elixir Rubeum) fino alla definitiva "conversione" nello sguardo dell'Anima. Ciò avviene attraverso l'alchimia della percezione critica, sensoriale e razionale. Al termine di questa prima fase l'alchimista della II^ Materia percepisce una unica Realtà.

2. Evoluzione delle capacità di apprendimento attuata attraverso le modalità della percezione, della contemplazione e della meditazione. Il punto di arrivo è la comprensione delle verità nascoste, delle verità invisibili e infine delle verità spirituali che "emanano" dagli emblemi degli artisti e dai giochi di coscienza messi in atto dalla libido.

3. Trasformazione della coscienza ordinaria, influenzata dalla dualità insita nei meccanismi subconsci della percezione e della conoscenza, nella coscienza creativa di Re Mida e infine nella coscienza spirituale dell'Illuminato in grado di percepire e generare la Bellezza Universale (Venere in Taurus), simbolo di unificazione dei valori della bellezza e della ricchezza. della verità e della coscienza, della realtà materiale e di quella spirituale
Il dipinto di Botticelli traduce l'Atto dello Iosis in una unica rappresentazione allegorica. Re Mida deve affrontare i sette personaggi che gli sfilano davanti prima di giungere a trasformare la metafora della "calunnia"  nell'Oro della conoscenza alchemica.