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giovedì 15 marzo 2012

Note per un libretto delle assenze: livraisons (librazioni)

di Francesco Forlani



Molti sono i casi più o meno legittimi di esproprio, ma in uno solo si realizza l’esperienza che diremo del furto reciproco e consapevole e che solitamente accade alla fine di una lunga storia d’amore. Perché nelle storie delle separazioni fioccano racconti come micosi, di pezzi, forchette e coltelli, sottratti alle argenterie comuni, delle librerie, mobili scomposti, smodulati, leggendo a ritroso il libretto delle istruzioni, dal secondo Vangelo Ikea e ricostituiti altrove monchi di una cassettiera o di un piano di lavoro. Eppure lo sai che il vero furto, compiuto in modo consapevole riguarda i libri di chi si è amato, e sempre si amerà, al momento in cui si preparano gli scatoloni – in genere alla letteratura si riservano quelli recuperati al supermercato sotto casa, dei pelati e della frutta e verdura – e non si sa bene come, pur non ignorandone il perché, ci si appropria indebitamente dei libri che non sono i tuoi, ma i suoi. In genere non è il titolo a fare gola quanto la collanina, la matrice grafica della casa editrice e sicuramente un posto di primo piano lo occupano le adelphiane e a seguire le bianche einaudi. Così quando l’antico amato ti invita nel suo nuovo appartamento la prima cosa che ti viene di osservare non è la presenza sul comodino di una nuova fotografia, “la faccia sovrapposta a quella di chissà chi altro, oh oh” ma se tra i suoi libri dovesse spiccare un titolo che ti appartiene magari con dedica a sancirne la proprietà.

Si rubano, da veri lettori forti, non tanto i libri che non si sono letti quanto quelli amati condivisi, scoperta avvenuta durante il magnifico momento della messa in comune delle librerie. Quando si rivelano i doppioni – i libri come gli amori non sono mai atti unici – con un certo orgoglio da lecteurs avertis,, così Bachmann, Bachtin, Broch, – lei li sistemava in ordine alfabetico tu per casa editrice – ed ecco allora che si ruba, si prende inavvertitamente la migliore edizione delle due, lasciando l’ édition de poche o taroccata, all’altro. Talvolta invece vince la curiosità, il piano di lettura di opere che da anni aspettavano di essere lette, esattamente come il corpo così a lungo desiderato e non conquistato come si sarebbe voluto, e bisogna fare attenzione a che l’altro non abbia in mente la stessa playlist e quindi si ravveda più facilmente dell’ammanco.

Ma i veri libri rubati sono quelli che ti porti dentro senza nemmeno sentire la necessità di possederne l’involucro, la carta. Sono fatti di personaggi e frasi che ormai ti abitano e che se pure ti sfiorasse l’idea di restituirli, non puoi, perché dovresti raschiare a fondo, strapparteli dalle corde vocali, dall’anima. Come se fosse possibile restituire carezze e baci della prima notte trascorsa insieme, magari all’addiaccio! Sono quei libri che fanno dei tuoi occhi lo sguardo di un ladro e vi osservate a lungo, voi amanti precari, nel corridoio che vi divide dai destini diversi, dalle camere separate, accennando ad un breve sorriso, come di colui che è stato colto con le mani nel sacco, anzi negli scatoloni e quasi ti sussurra: C’est la vie… E già,la vita, sempre quella.