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sabato 16 luglio 2011

ALCHIMIA TAOISTA

“Ciò che sembrava difficile divenne facile, poiché tutto entrò nel Wu Wei” H. Borel Riassunto: L’alchimia orientale e quella occidentale hanno incentrato la loro attenzione su cose diverse, anche se entrambe s sono concentrate sulla trasformazione dei materiali terreni
al fine di farne espressioni divine. Mentre l’Occidente si preoccupò soprattutto della
trasmutazione dell’oro, in Oriente gli alchimisti ambirono lo sviluppo di elisir e tecniche in
grado di consegnarli all’immortalità, intesa come armonia, gioia e conoscenza. In questo
articolo si forniscono spunti di tipo storico e pratico con intenti di tipo solo generale.Parole chiave:alchimia, taoismo, longevità. Le origini del Taoismo si perdono nella notte dei tempi. Per questo motivo la sua nascita non può essere identificata con esattezza poichè precede ciò che comunemente si identifica con il termine "storia" (1). Gli stessi contenuti di due antichi classici del Taoismo come il "Dao De Jing" o lo "Zhuang-Zi" esprimono infatti, seppur in modo ermetico, teorie e pratiche esoteriche che erano da tempo immemore conosciute prima della loro stesura (1-5). Del Taoismo si può affermare che esso costituisce sintesi impareggiabile di filosofia, scienza medica ma, soprattutto, di disciplina e di crescita spirituale. Crescita spirituale che il Taoismo persegue attraverso il ripristino dell'armonia tra "l'uomo vero" e ciò che lo circonda. Una crescita interiore realizzata in modo privilegiato attraverso la coltivazione del corpo e dell'energia che lo permea, ilQi . A tale scopo il Taoismo sviluppò moltissime tecniche psico-fisiche, di meditazione e di movimento corporeo, le più conosciute delle quali sono forse attualmente ilQ i Gong e il Taijiquan.Tali pratiche, che purtroppo sono sovente oggigiorno interpretate ed insegnate, erroneamente, come forme dolci di ginnastica, avevano lo scopo di promuovere la circolazione interna dell'energia vitale, per costruire su di essa, le basi degli obiettivi propri dei ricercatori taoisti: la longevità fisica e l'immortalità spirituale. La grande segretezza che ammantava tali pratiche, il significato oscuro che caratterizzava i testi taoisti, volutamente ermetici, la trasmissione limitata a pochi, a volte ad un solo discepolo, che i maestri facevano delle loro pratiche, ha reso assai difficile nel corso dei secoli l'accesso a questa antica conoscenza di sviluppo interiore. L'ammissione alla reale e completa conoscenza di queste arti risulta ancor più difficoltosa per un occidentale, vista la naturale ritrosia dei cinesi a trasmettere tali tecniche agli stranieri. Ecco perché esse sono giunte fino a noi monche e prive, molto spesso, delle loro caratteristiche essenziali di pratiche volte a promuovere l'incremento e la circolazione dell'energia interna. Ed ecco perché vengono quasi sempre divulgate, inoccidente, senza coscienza da parte degli stessi insegnanti, degli elementi senza i quali queste pratiche perdono significato e scopo. Per tali ragioni, diviene particolarmente importante poter recuperare lo spirito originario del taoismo ed accostarsi alle sue arti nel rispetto di questa antica tradizione (5). Va qui precisato che il taoismo ha ereditato i suoi fondamenti teorici dalla cosmogonia della cosiddetta Scuola dello Yin e dello Yang, scuola di tipo naturalistico che si sviluppò nel periodo Han ( (206 a.C.-220 d.C.) e, originariamente connessa alla musica, alla astronomia e alle arti divinatorie, influenzò non solo le dottrine speculative, ma anche la medicina cinese (6-7). Il soffio (Qi1) va considerato come un principio unitario, immanente al mondo e permanente al di là dell’intrecciarsi e dello svanire delle cose concrete, il che può essere enunciato anche rilevando che la sua unica realtà costante coincide con il suo continuo ed alchemico passaggio da uno stato all’altro (8-10). Il soffio si conpone di elementi leggeri (Yang2) che hanno dato luogo al Cielo e Pesanti (Yin 3) che invece si sono solidificati ed hanno generato la terra (5). Ai due principi corrispondono una serie di opposizioni: il primo è il Sì, lo Stesso, il principio di identità e di continuità, come il secondo è il No, l’Alterità, la discontinuità in gradi di arrestare l’espansione del movimento (1,10). Per evitare ogni malinteso occore qui porre subito in evidenza che i due principi sono opposti ma complementari, intimamente interattivi, per cui non può esistere l’uno senza l’altro. Le continue oscillazioni delQ i sono scandite da un ritmo alternante fra lo Yin e lo Yang, danno luogo, all’incessante divenire del creato (5,8-10). Il simbolo delTa i q i4 illustra perfettamente l’idea dell’alternanza ritmica ed ha una forza concettuale che travalica i confini dell’orizzonte culturale cinese, tanto che il fisico Niels Bhor, il quale notò sorprendenti analogie fra questa teoria degli identici contrari e la propria interpretazione della meccanica quantistica, lo adottò come suo stessa una volta nominato baronetto (11-13). Fedeli alla legge dello Yin e dello Yang, i Taoisti non poterono sviluppare una scienza alchemica unitaria5, bensì due aspetti complementari di una medesima scienza: l’Alchimia “Esterna” (Wai Dan) e l’Alchimia “Interna” (Nei Dan). In altri termini, mente l’Alchimia Esterna si specializza nella trasformazione dei metalli, il lavoro su se se tessi (Alchimia Interna) diviene la disciplina interiore per la ricerca della consapevolezza e della longevità (1-3). Alchimia Interna ed Esterna, si fondono così intimamente da essere interpretate attraverso i termini di un unico vocabolario misterioso; misterioso poiché si rivolge all’uomo, un profondo mistero anche per se stesso. Un processo esterno ma rivolto verso l’interno, un lavoro esteriore all’uomo che permette e facilita l’osservazione, in modo da scoprire le corrispondenze e le correlazioni con se stesso. L’elaborazione dei materiali contiene dunque tutti i passaggi di un lavoro da compiere su di se (14). Le idee di partenza sono ancora una volta riprese dagli scritti della Scuola dello Yin e dello Yang che analizzavano, in termini di plasticità e permeabilità, la materia. In base a queste antiche teorie si affermava che l’elemento Legno (Mu6) definisce la quantità di materia che condiziona la superficie piana, o curva di un oggetto, il Metallo (Jin7) era preso come la qualità che permette alla materia di trasformarsi, l’Acqua (Shui8) come resistenza alla trasformazione, il Fuoco (Huo9) come Secondo alcuni storici, l'alchimia greco-alessandrina deriverebbe da quella taoista, la Terra (Tu10) come equilibrio fra tutti questi caratteri. Ora diviene possibile accostare, per estensione, il termine cineseD a n11 (Dan Tien) che significa Alchimia (dall’arabo Al Kimia, in latino Solve Coagula, in greco Spagiria), al termine cinabro, il solfuro di mercurio, il materiale che è alla base dell’alchimia taoista12. Alcune sostanze alchemiche preparate dai taoisti sono basate certamente sui criteri della teoria dei Cinque Elementi, altre su gli Otto Trigrammi13 o sui 64 Esagrammi del’Yi Jing14, ecc.; più l’analisi è complicata, più la fabbricazione dei materiali sarà complessa. Volendo illustrarne il principio in base alla teoria del 10 11 Raffigurazione dei tre Dan Tien del periodo Song. 12 L’interesse per il cinabro (solfuro di mercurio) deriva dal fatto che gli alchimisti cinesi avevano notato la possibilità di produrre argento dal piombo mediante il mercurio e, peranto, questo materiale è considerato il più potente attivatore Yang. 13 Trigram m a Nom e Qualità I m m agine Fam iglia Anim ale Livello Energetico Ch'ien Il Creativo Forte Cielo Padre Cavallo Du Mai Tui Il Sereno Allegro Lago III Figlia Pecora Tai Yang Chên L'Eccitante Mobile Tuono I Figlio Drago Shao Yang Li L'Aderente Luminoso Fuoco II Figlia Fagiano Yang Ming Kên L'Arresto Quieto Monte III Figlio Cane Tai Yin Sun Il Mite Penetrante Vento, Legno I Figlia Gallo Jue Yin K'an L'Abissale Pericoloso Acqua II Figlio Maiale Shao Yin K'un Il Ricettivo Devoto Terra Madre Vacca Ren Mai potremmo assimilare il piombo, materiale pesante, scuro, passivo, alla Terra, la soda all’Uomo, al catalizzatore, ciò che permette la fusione e la silice al Cielo, sottile, luminoso, attivo. Si può continuare in questa similitudine associando la Terra al corpo dell’uomo, il Cielo all’intelletto e l’Uomo alla parte emozionale di quest’ultimo. Gli alchimisti affermano che la natura ci ha messo a disposizione tutte le potenzialità necessarie per divenire pienamente noi stessi, ma che ciò non sia sufficiente a completare l’opera. L’uomo non può divenire cosciente automaticamente; l’automatismo non è altro che l’antitesi della coscienza. Il processo alchemico interno, la preparazione dei materiali, consiste nel “raffinare” il corpo, le emozioni e l’intelletto. Il famoso “fuoco segreto” degli alchimisti non è altro che il lavoro su di se, una serie d’operazioni che consistono nel far funzionare sinergicamente il corpo, le emozioni e l’intelletto, in modo che l’azione di un solo elemento sia in perfetta sintonia con quelle degli altri due. Così come elementi fisici sono riuniti in fusione all’interno del crogiolo, questi tenderanno a dividersi secondo la loro densità; sarà dunque necessario mescolarli molto bene affinché si possa ottenere un prodotto ben omogeneo. Il prodotto alchemico così ottenuto nell’Alchimia “Esterna” diventerà allora, simbolicamente, una rappresentazione esteriore “dell’Uomo Nuovo” che può nascere “dall’Uomo Non Finito” (Xiao Jen). Come un cristallo alchemico ottenuto dalla fusione del piombo (Terra), della silice (Cielo) con il contributo catalizzante della soda (Uomo), diviene un vero talismano, non per le sue proprietà intrinseche meravigliose, ma per il lavoro fin qui fatto e sul lavoro che ancora rimane da fare per divenire un cristallo chiaro e luminoso. Ora saranno più chiare le corrispondenze tra i termini alchemici del tipo Tigre e Drago = Essenza (Jing16) e Personalità, Piombo17 e Mercurio18 = Corpo (Ti) e Spirito (Shen19), Arsenico = Odio, Argento20 (Metallo) = Vanteria. Così per esempio la parola “Immortalità”, termine alchemico, potrà essere tradotto in “Saggezza”. Ingerire, integrare, fare propria, una pillola di immortalità, è dunque impregnarsi intimamente dell’insieme dei principi e delle regole - degli ingredienti - che portano ad avvicinarsi alla Saggezza. L’immortale è colui che non è morto e che non può morire, che non può essere soggetto dall’azione del tempo, ossia ai cambiamenti che il tempo provoca, alle mode, alle manifestazioni effimere21. Si può 15 16 17 La più antica metallurgia è certamente quella del piombo. Il più comune tra i suoi minerali, la galena (solfuro di piombo) si fonde così facilmente che basta ad ottenere il metallo un fuoco di legna secca o di carbone di legna all'aperto, con temperature inferiori a 800°C . I documenti più antichi su questo procedimento risalgono al 6500 a.C. a Çatal Huyuk in Asia Minore. Altri reperti in Iraq, Iran e in Egitto suggeriscono tutti per la fusione del piombo una notevole diffusione e un inizio nel VII millennio a.C. 18 Il solfuro rosso di mercurio era considerato dai cinesi l’elemento centrale della “Pillola dell’Immortalità”. Ora va detto che le notizie su miniere preistoriche sono scarse perché per lo più cancellate dall'attività mineraria successiva: appare comunque certo che l'estrazione dei minerali era regolarmente praticata sin dal Paleolitico superiore, cioè almeno 10.000 anni fa, quindi molto tempo prima della cosiddetta età dei metalli. Un esempio sono le testimonianze di estrazione del cinabro (solfuro di mercurio) a Vinča, nei pressi dell'attuale Belgrado. 19 20 In realtà è probabile che più del piombo, interessasse l'argento spesso presente sia nella galena, sia in vari minerali complessi di piombo-antimonio-argento. Numerosi manufatti di argento del IV millennio si sono trovati a Biblo, nel Libano, in Palestina, a Ur e Warka in Mesopotamia, a Beycesultan, Alikar Hűyűk e Korukustan in Asia Minore. Il processo per ottenere l'argento passava per la diffusione dei minerali di piombo: i due metalli si liquefano insieme, mentre altri elementi presenti nel minerale, come ferro, manganese, silicio, calcio e alluminio, passano principalmente nelle scorie. L'argento deve essere poi separato dal piombo e questo avviene per mezzo del procedimento noto come “coppelazione”. La lega di piombo e argento viene fusa in un crogiolo e mantenuta ad una temperatura abbastanza elevata, mentre su di essa viene soffiata aria. L 'aria ossida il piombo, trasformandolo in litargirio (monossido di piombo). Le impurità come rame, stagno, antimonio arsenico e bismuto, vengono anch'esse in gran parte ossidate; non l'argento, che per lo più contiene anche una traccia d'oro.