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mercoledì 29 maggio 2013

James Hillman Psicologia alchemica

 



Che Jung considerasse l’immaginario alchemico una risorsa per la pratica psicoanalitica è testimoniato da opere quali Psicologia e alchimia e Mysterium Coniunctionis. Negli scritti qui raccolti Hillman riprende e approfondisce le intuizioni junghiane traendone un solido impianto epistemologico, sorprendente per coerenza e originalità. Se «l’individuazione della nostra anima richiede il riconoscimento dell’individualità dell’anima presente nelle cose», è legittimo affiancare alla psicologia un mondo a prima vista ai suoi antipodi come l’alchimia, giacché non vi è poi grande differenza tra chi tentava di trasmutare metalli vili in oro e chi trasmuta anime sofferenti in anime rasserenate, «indorate» di pace. Con il contagioso entusiasmo di un esploratore, Hillman illustra le corrispondenze insospettate tra stadi dell’opus alchemico e momenti dell’opus analitico: dalla nigredo inconsolabile delle fasi depressive alla lunare albedo della riflessione, dalla citrinitas dolorosa, in cui la mente «soffre la propria comprensione», alla rubedo finale, che porta all’armonia di psiche e cosmo, di giudizio critico e fantasia estetica. E il primo paziente di questa terapia fondata su sostanze mutevoli e influssi astrologici è la psicologia stessa, poiché lo scopo dichiarato di Psicologia alchemica è fornirle «un altro metodo per immaginare le proprie idee e i propri procedimenti», guarirla dalla «letteralizzazione» che ne ha fatto un sistema di concetti ossificati e inariditi. Qui sta, in definitiva, la vera forza di queste pagine: il linguaggio alchemico dona nuova energia a quel processo di revisione della psicologia cui James Hillman ha dedicato tutta la vita.