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sabato 13 agosto 2011

La Vista e la Visione come approccio agli Dèi
- parte testuale con al fondo quella visiva -

<<L'intensità, essendo un aspetto dell' intento, è collegata per natura
allo scintillìo degli occhi degli stregoni>>

Carlos Castaneda, IL POTERE DEL SILENZIO
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Testo e selezione delle immagini di Alcamon Ram Haros
Uno degli intenti che più dovrebbe animare un autentico spirito pagano dovrebbe essere quello di incentivare sempre più fenomeni di entropia costruttiva. Innescare paure e alimentare polemiche va invece esattamente nel senso opposto. Perché, vedete, il pagano che percorre il suo sentiero spirituale non ha bisogno della fede in qualche divinità, unica o molteplice che sia. L'unica vera fede del pagano deve risiedere nella sua Visione delle cose che non è però qualcosa di statico, di fissato per sempre in qualche dogma, ma di estremamente dinamico in quanto procede attraverso un duplice processo. Uno più esterno ed è il discernimento ovvero il saper discernere valutando persone, situazioni, avvenimenti per come si mostrano e, soprattutto, per come si celano (...) onde poter in qualche modo intervenire su tutto ciò in quanto l'occhio, tramite la luce, non solo percepisce ma pure trasforma la realtà.
Non è un caso che la simbologia attinente molte fra le più eccelse divinità dei vari pantheon metta in risalto le qualità più prodigiose della vista: la Nottola di Atena che vede attraverso l'oscurità; HORus (e Freyja) come Falco capace di distinguere dalle più notevoli distanze; il terzo occhio di Shiva che può creare e che può distruggere; poi c'è l'occhio che Wotan, l'orbo divino, ha sacrificato rivolgendolo verso l' interno per poter così guardare dentro...
I popoli di Natura ne sono una testimonianza esemplare. Ottant'anni fa, un esploratore che visitava la Nuova Zelanda scoprì che i Maori hanno una vista così acuta che molti di loro riescono a vedere a occhio nudo le quattro lune più grandi del pianeta Giove. Ma cos'altro vogliono comunicarci gli Dèi ed i loro simboli con gli altissimi sguardi? Forse che per distinguere le liberatorie relazioni di Potenza dagli invischianti e inaridenti rapporti di Potere occorre aver sviluppato il discernimento in quanto alle volte il crinale che le separa (perché c'è sempre un crinale a separarle) può essere anche molto sottile e pertanto difficilmente distinguibile. Via via, passando per le esperienze di Potenza ci si apre la strada alla Percezione, sempre più intensa ed espansa.
Infatti, l'altra via per la Visione oltrepassa la Ragione; essa è più sottile ed interiore e riguarda la Percezione, la quale necessita di una predisposizione che può essere più o meno innata e/o più o meno indotta e che si afferma via via affinandosi mediante metodo e autodisciplina. Da qui l'importanza degli atti rituali, della loro adeguata ripetizione cadenzata attraverso il tempo e lo spazio che così acquisiscono sacralità nel contempo spiritualizzando la materia e materializzando lo spirito. Tale è, per sommi capi, la procedura che avvia all' apertura del Terzo Occhio che dunque consiste nella trasformazione dell'Invisibile in Visibile, punto culminante della Visione che avviene quando la più completa Esperienza di Potenza è ormai entrata a far parte integrante del proprio essere.
Chi vuole afferrare l'invisibile deve penetrare fin nelle viscere del visibile
Max Beckmann, artista tedesco

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